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Visualizzare per Studiare

Gli albori della Visualizzazione sono insoliti perché nonostante il processo di visualizzare sia generato sfruttando fattori creativi e quindi di provenienza inizialmente sconosciuta il vero riscontro si ha ad un livello diverso che parte dall’interno. Precisamente i riferimenti base del processo mentale sono il pensiero verbale e il pensiero visuale già insiti nelle nostre capacità cognitive.
Tornando in ere primitive, l’umanità viveva in costante collegamento con l’ambiente. Si credeva nell’esistenza di essenze divine in ogni animale, albero pietra, e nuvola. Si credeva che ogni fenomeno e forza naturale era generata dalla visione interiore dell’uomo. La coscienza umana era infatti basata sulla visione. l’uomo primitivo pensava, percepiva e viveva attraverso la capacità visualizzativa. Infatti nell’antichità
non era necessario essere consapevoli di questa capacità in quanto era un modo inconsciamente utilizzato con cui si era collegati con il mondo.
Con l’avvento del linguaggio e della scrittura il pensiero razionale prese il sopravvento. Le parole divennero etichette permettendo all’uomo di distaccare se stesso dalle esperienze e di analizzare le stesse distaccandosi sempre di più anche dal legame con la natura. Con questi cambiamenti nacquero le civiltà le leggi, l’ordine, lo sviluppo di sistemi filosofici e morali, e crebbero le scienze matematiche e fisiche.
Come risultato riscontrabile tutt’oggi, le persone divennero e stanno divenendo sempre più settorialmente specializzate con specifici ruoli sociali, continuando ad incrementare il divario tra uomo e natura senza limiti.

Ad ogni modo, sia che una persona lo consapevolizzi o meno, ogni giorno inquadriamo le nostre attività nella nostra mente prima di compierle. Le visualizzazioni possono essere semplici e immediate, ad esempio una persona può immaginare il da farsi appena si alza la mattina dal letto. Oppure possono essere complesse e articolate, come immaginarsi con comportamenti amichevoli ed estroversi.
Esempi comuni di visualizzazione sono le persone che mantengono con fermezza l’immagine dei loro obiettivi che vogliono raggiungere e anche l’immagine di loro stessi che si impegnano nel percorso per il successo. Gli obiettivi possono essere sia a breve termine sia a lungo termine, sia calcolati che sognati. Possono esserci obiettivi che si è consapevoli di raggiungere o obiettivi che invece si ha solo una sensazione di poterli raggiungere. Tutti questi tipi di obiettivi possono essere inquadrati sotto forma di visualizzazione.

Secondo il ricercatore Peterson 1994 ci sono quattro categorie di relazione tra la visualizzazione e il pensare:

  • Ragionamento. La forma di ragionamento consiste nel generare nuove immagini ricombinando elementi
    preesistenti. Esattamente come le basi delle analogie visuali. Ad esempio la percezione dell onde dell’acqua
    porta storicamente allo sviluppo dei modelli ondulatori della luce e più tardi quelli del suono.
  • Imparare un’abilità fisica. Nell’imparare un’abilità, un persona prima genera una percezione visiva
    che definisce la natura del movimento fisico aggiustato agli esercizi propedeutici. Questo è fattibile per
    emulazione tramite simulazione mentale.
  • Comprendere le spiegazione verbale. La memoria visiva è distinta dalla memoria linguistica (Haber, 1970).
    Tuttavia, le visualizzazioni possono essere generate da una serie di affermazioni che costituiscono il processo
    di creazione delle immagini mentali. Per esempio la struttura della sostanza di un cristallo può essere capita
    grazie alla creazione di un’immagine mentale dopo aver letto la sua descrizzione.
  • Creatività. Questa capacità si attiva sia nelle reinterpretazioni dei significati di un’immagine esistente o
    casualmente nel momento in cui un’immagine viene proposta (Reisberg, 1997). Esempi di questa capacità
    si riferiscono ai piuù conosciuti scienziati come Faraday, Maxwell, Tesla, Feynman e Kekulè (Shepard, 1988)

Secondo Barnea (2000) ci sono abilità complementari associate alla capacità metavisule:

  • Visualizzazione Spaziale o Interpretazione Spaziale: l’abilità di comprendere oggetti 3D dalle loro rappresantazione 2D e viceversa.
  • Orientamento Spaziale: l’abilità di immaginare come una rappresentazione 3D apparirebbe sotto un’altra prospettiva (Rotazione)
  • Relazioni Spaziali: l’abilità di visualizzaregli effetti delle operazioni di riflesso e inversione.

Visualizzare è universale per l’applicazione nello studio, tuttavia la necessità sottointesa varia con la materia di studio. In geologia, i discenti devono comprendere le relazioni spaziali tra le diverse strutture della terra che non sono percettivamente accessibili sia per le dimensioni macroscopiche sia per la loro localizzazione sotto la crosta terrestre. In fisica, i discenti mettono in pratica simili attività cognitive che sono per loro anche una sfida speciale.
Gli studenti di fisica devono percepire le relazioni spaziali tra le interazioni delle forze che risultano dai fenomeni come la trazione, la frizione, la gravità e l’elettromagnetismo. Dato che queste forze non hanno una manifestazione visibile diventa anche difficile spiegare come si dovrebbe visualizzare. Ricerche educative hanno recentemente iniziato a concentrarsi sullo sviluppo di strumenti di visualizzazioni e novità pedagogiche per supportare gli studenti nella scienza dell’apprendimento a tutti i livelli. Questi strumenti descrivono possibilità di apprendimento che sostengono molte differenti possibilità di visualizzazione dal concretizzare concetti astratti a visualizzare un complesso di dati sperimentali,
simulazione di esperimenti, o costruire modelli entitari impercettibili.

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L’Apprendimento nel Sonno

Tratto da: “AIP, EMDR, Sogni, di Enrico Zaccagnini, Mimesis Edizioni 2020”

Il sonno è caratterizzato dall’alternanza di fasi neurologicamente diverse. Quando siamo nello stato di veglia i nostri circa 86 miliardi di neuroni comunicano con un’attività elettrochimica molto intensa. Nel momento in cui i recettori sensoriali iniziano a disattivarsi è cominciato il primo ciclo di sonno. La prima fase di questo ciclo dura 5 minuti. Come dalle aree profonde del cervello arrivano scariche elettriche dirette alla corteccia cerebrale, chiamate “fusi del sonno”, allora è iniziata la fase due del primo ciclo, e dura circa cinquanta minuti. S’ipotizza (Finkel, 2018) che questi fusi stimolino la corteccia cerebrale in modo da preservare le informazioni acquisite di recente, per collegarle alle conoscenze già immagazzinate nella memoria a lungo termine. Evidenze sperimentali suggeriscono che i soggetti che di giorno erano stati introdotti a nuovi compiti presentino una maggior frequenza di fusi e che il numero dei fusi sia direttamente proporzionale alla capacità di eseguire il compito il giorno dopo (Finkel, 2018). Il numero di fusi, dunque, sarebbe proporzionale alla capacità di consolidamento delle informazioni. Le fasi successive del sonno sono caratterizzate da onde delta. Nella fase più profonda, la fase quattro, le onde cerebrali sono simili a quelle prodotte da soggetti in coma. Questa fase finale dura al massimo 30 minuti, poi il cervello di riattiva spontaneamente, ritorna momentaneamente in uno stato simile alla veglia, seguito da una fase di sonno, caratterizzata da Movimenti Oculari Rapidi (Rapid Eyes Movement – REM) che dura dai cinque ai dieci minuti. A ogni successivo ripetersi del ciclo, appena descritto, la fase REM ha una lunghezza maggiore. Complessivamente le fasi dalla uno alla quattro sono indicate come fasi di sonno Non-REM (NREM) (Finkel, 2018).

Solvency II, rivoluziona le assicurazioni

Autore: dott.ssa Marianna Zampano

Il 1 Gennaio 2016 entra in vigore la Direttiva 2009/138/CE, cd. Solvency Ⅱ, con l’intento di estendere Basilea Ⅱ al settore assicurativo. Viene stravolto il mercato. Solvency è rivoluzionaria: uno dei suoi principali obbiettivi è quello di promuovere la cultura assicurativa attraverso la riformulazione del concetto di rischio. La corretta quantificazione di quest’ultimo è la vera sfida. A tal fine, sono state introdotte per la prima volta, strumenti statistici-matematici, come il calcolo delle probabilità e soprattutto la distribuzione di probabilità. Non a caso il Sovency Capital Requirement (SCR) corrisponde al valore a rischio dei fondi propri di base dell’impresa di assicurazione o di riassicurazione soggetto ad un livello di confidenza del 99,5% su un periodo di un anno (per rispondere a quest’esigenza viene utilizzato il VaR come metodo di calcolo). Le difficoltà nell’applicazione della Direttiva sono tante, soprattutto sotto il profilo empirico. In particolare il calcolo del SCR diventa complesso e tortuoso.

Un esempio di calcolo può essere fatto con il software R, utilizzando il metodo del Monte Carlo “annidato”. La simulazione avviene partendo dalla distribuzione di probabilità per arrivare al valore di un contratto obbligazionario. Si crea quindi una funzione avente come input: tasso di interesse iniziale, correlazione relativa al tasso di interesse, due parametri di modello con probabilità naturali, due parametri di modello con probabilità risk-neutral, scadenza del titolo, numero di simulazioni esterne sotto probabilità naturali (0,1), numero di simulazioni interne sotto probabilità risk-neutral (1,T) e numero di intervalli temporali. Di conseguenza, l’output è un vettore di liabilities del titolo. Il processo viene svolto attraverso due simulazioni: quella esterna, che genera un elenco di possibili scenari del tasso d’interesse finale, e quella interna, che produce svariati valori dell’obbligazione. Preme osservare che ad un’accurata precisione dei risultati corrisponde un aumento del tempo di calcolo. Fissato un certo numero di simulazioni, all’aumentare delle simulazioni esterne (tenendo ferme quelle interne), il SCR aumenta di poco, mentre il tempo di calcolo subisce un drastico aumento. Viceversa, mantenendo fisso il numero delle simulazioni esterne, e facendo aumentare quelle interne il SCR tende a diminuire e il tempo di calcolo aumenta ancora di più.

Tali calcoli appaiono, quindi oltre che lenti, molto onerosi presentando in bilancio alti costi infrastrutturali. Per mantenere, i tempi di elaborazione entro limiti “accettabili” (entro un giorno) è infatti necessario ricorrere al calcolo distribuito su diverse centinaia di processori. Su sistemi dedicati si sono infatti osservate prestazioni pressoché lineari nel numero di processori fino a circa 500 processori. Inoltre, sussistono problemi legati alle dimensioni della RAM, che limita l’elaborazione di grandi quantità di dati, nonché la conservazione dei risultati intermedi. Questi i motivi per i quali molte imprese assicuratrici affidano il calcolo di tali grandezze a società esterne.

Insegnare subito bene.

Riferimenti bibliografici:

  • Power to teach“, Wendy Robinson, Woburn Education Series, Ed. 2017;
  • McBer, H. (2001) “Research into teacher effectiveness. Early Professional Development Of Teachers“, 68(216), 1-69.

Un buon insegnante
è gentile
è generoso
ti ascolta
ti incoraggia
ha fiducia in te
è confidente
gli piace insegnare ai bambini
gli piace insegnare le loro materie
dedica tempo a spiegare
ti aiuta quando sei in difficoltà
ti dice come fare
ti permette di dire la tua
crede sempre in te
ha a cuore la tua opinione
ti fa sentire intelligente
tratta tutti in modo uguale
ti difende
permette concessioni
dice la verità
è una persona che sa perdonare.

– Descrizione di bambini di 8 anni, riferimento in sottotitolo n.2

Gli attuali modelli di insegnamento efficace combinano un’interazione tra le competenze del docente – indole professionale – ambiente didattico. Hay/McBer hanno approfondito le radici dell’efficienza nella pratica dell’insegnamento identificando 9 tipologie di ambienti didattici e 16 caratteristiche professionali. Questa ricerca ha suggerito che “gli insegnanti efficaci sono bravi a pianificare e predisporre un chiaro programma per ogni lezione. L’insegnante efficace è molto sistematico nella preparazione e nell’esecuzione della lezione“.

Ambienti didattici:

  1. Chiaro nello scopo di ogni lezione.
  2. Ordinato, disciplinato e con reciproco.
  3. Predefiniti e stabiliti gli standard iniziali e finali.
  4. Imparziale.
  5. Con partecipazione.
  6. Supportante e incoraggiante.
  7. Sicuro.
  8. Interessante che stimoli curiosità.
  9. Coinvolgente.

Caratteristiche Professionali:
1) Competizione e Supporto
2) Confidenza
3) Instaurare rapporti di fiducia
4) Rispetto
5) Pensiero analitico
6) Pensiero filosofico
7) Orientato al risultato
8) Ricercatore
9) Iniziativa
10) Flessibilità
11) Responsabilizzare le persone
12) Gestione dei bambini
13) Passione per l’insegnamento
14) Impattante e trascinante
15) Lavoro di squadra
16) Capire gli altri

Il primo assunto per un insegnamento efficace nei modelli storici passa attraverso la pianificazione e la condivisione degli obiettivi. Secondo Hay/Mcber gli insegnanti “usano la loro conoscenza, competenza e personalità per creare un’efficace ambiente di apprendimento nelle loro classi – comunica il contenuto della lezione da acquisire e le attività chiave inserite nella lezione – il materiale è presentato a piccole parti dando l’opportunità di esercitarsi per ogni parte. Ogni attività è preceduta da chiare e dettagliate istruzioni riservando il tempo necessario a rivedere gli obiettivi e i risultati alla fine della lezione”.

Esercizi di Sblocco Creativo per la Scrittura


Autori di riferimento: Graham Wallas, Scamper, Arthur Koestler, Propp, Barron, Rossman, Alex F. Osborn, Sidney Parnes, Sternberg, Paul E. Plsek.

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Elenco Esercizi:

  • Scrivere regolarmente ogni giorno e ovunque;
  • porsi delle domande sull’oggetto del racconto;
  • affinare la capacità di Ricordare: scrivere eventi e situazioni;
  • collegare elementi tra loro partendo da un’idea;
  • scrivere una lettera a se stessi;
  • intervistare se stessi;
  • costruite una struttura narrativa. Delineate personaggi e vicende. Mettete a punto il progetto di un racconto e/o il progetto di un romanzo. E pensateci sopra;
  • attraverso una lista casuale di parole creare una storia (ci si ricorderà anche della lista);
  • (da fare in 2) la persona A Indovina la storia che ha in mente la persona B attraverso domande;
  • (da fare in 2) la persona A mentre racconta chiede alla persona B come si sviluppa la storia;
  • (da fare in 2) la persona A propone degli elementi scollegati (libere associazioni) e la persona B li collega e li inserisci nella narrazione;
  • scrivere un paragrafo contando ad alta voce da 100 a 0;
  • disegnare con entrambe le mani;
  • scrivere nonsense, parole a caso, parole sbagliate, linguaggio inventato…;
  • scrivere una lista con elementi completamente dissociati;
  • (da fare in 3 o più) inventare il nome di un personaggio e investigare su chi è (n.b. tutti devono essere d’accordo);
  • (da fare in 2) la persona A attraverso domande guida la persona B a sfogliare e leggere da un libro immaginario una poesia;
  • guardare su di un foglio bianco e se si vedono parole scriverle;
  • disteso e rilassato vedere ciò che l’immaginazione propone (ad occhi chiusi);
  • (role play da fare in 2) la persona A intervista la persona B che è un esperto in un qualsiasi campo.
  • comporre una storia dicendo una parola a testa.
  • in un gruppo di 3/4 persone si compone una lettera dicendo una parola a testa (naturalmente uno di loro la scrive).

Qualora vogliate approfondimenti o essere seguiti da un esperto contattateci! Vi aspettiamo per divertirci e migliorarci insieme!